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Oggi è sempre più fondamentale la progressiva affermazione di un modello centrato sullo “sviluppo umano” che postula l’impossibilità di sviluppo per una società senza un accrescimento delle capacità reali (soggettive e oggettive) delle persone e dei territori in cui essere vivono. È in risposta a tutto quanto appena descritto che emerge la visione di un tessuto imprenditoriale capace invece di generare “competitività” attraverso azioni di mutuo interesse. Il fare impresa deve infatti orientarsi verso il superamento del trade-off esistente tra profitto e impegno sociale, arrivando a consolidare quella tendenza già in atto che tende ad incorporare “componenti di socialità” e di “purpose” nel DNA delle imprese. Ciò diventa la proxy di un diverso percorso per generare valore. Una strada che vede nella coesione, intesa non come “bene in sé” ma come tensione/alleanza verso uno scopo condiviso (purpose), il proprio tratto distintivo.
In altre parole, si tratta di garantire alle persone la possibilità di ampliare le proprie
capacitazioni, ovvero un mix di risorse e aspirazioni in grado di generare benefici a
diversi livelli, non ultimo anche per quanto riguarda la produzione e la distribuzione
della ricchezza economica...
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