La decisione di "limitare ai soli laureati in giurisprudenza l'accesso al concorso per diventare magistrato tributario non è solo disallineata rispetto alla finalità di rafforzamento della specializzazione dei giudici tributari, ma anche foriera di un'ingiustificata disparità di trattamento a danno dei laureati in Economia", tanto più perché le competenze tributarie dei commercialisti "hanno finora assicurato la necessaria interdisciplinarità delle attuali Commissioni tributarie": Lo si evidenzia nella lettera che il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio ha indirizzato alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, al ministro dell'Economia, Daniele Franco e ai presidenti delle Commissioni Finanze e Giustizia di Camera e Senato, ricordando che il disegno di legge di riforma della giustizia e del processo tributari, "volto a realizzare l'obiettivo posto dal Pnrr di rendere più celere il contenzioso tributario, ha tra i punti cardine la professionalizzazione dei magistrati tributari, con il loro reclutamento a tempo pieno mediante un concorso". Si tratta, va avanti la missiva, di "una scelta decisiva per il rafforzamento della specializzazione dei giudici tributari, che va nella direzione auspicata dal Consiglio nazionale dei commercialisti e dall'associazione dei professori universitari in diritto tributario, nonché dalla quasi totalità dei disegni di legge presentati negli ultimi anni. Ma l'ammissione al concorso per la nomina a magistrato tributario, attualmente prevista dal disegno di legge per i soli laureati in Giurisprudenza, e non anche per quelli in Economia, esclude competenze tecnico - professionali fondamentali, e rischia di vanificare del tutto il dichiarato obiettivo di un rafforzamento della specializzazione del giudice tributario" nonché, chiosa il vertice della categoria professionale, "di non centrare l'obiettivo".