Milano, marzo 2021 – “Anche quest'anno abbiamo voluto effettuare un'indagine sulle micro e piccole imprese basandoci, su scala nazionale, su un campione di oltre 460.000 imprese (quindi sicuramente significativo) che hanno depositato il bilancio 2019”, dichiara Marcella Caradonna, Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano.
“L'indagine risulta molto interessante sotto diversi profili evidenziando una situazione già complessa a fine 2019 che rischia di diventare drammatica a seguito degli effetti economici della pandemia. In particolare, in relazione alla preoccupazione sollevata da molti sulla possibile ondata di procedure concorsuali a seguito della crisi economica, abbiamo voluto verificare il numero delle aziende potenzialmente fallibili (quindi con verifica degli ultimi 3 bilanci)”, prosegue Caradonna.
“I risultati fanno riflettere poiché oltre il 58% delle imprese selezionate ha i requisiti di fallibilità e, quindi, ovviamente, in relazione alla prevista crescita esponenziale delle situazioni di insolvenza, è facilmente ipotizzabile il verificarsi di un afflusso enorme di istanze nei tribunali. Gli attuali parametri oggettivi di fallibilità sono € 200.000 per i ricavi, € 300.000, per l'attivo patrimoniale e € 500.000 per l'indebitamento. A nostro avviso – continua Caradonna – è necessario però riflettere sulla congruità di questi parametri che furono definiti nel 2007 in un contesto socioeconomico completamente diverso. Molte realtà, ad esempio, rientrano per valori nei requisiti indicati, ma, in effetti, hanno una struttura minimale e con tipologia di creditori ridotta (di solito banche e fisco). Ne deriva che, per queste situazioni, anche solo l'attivazione della preistruttoria fallimentare, potrebbe portare ad un inutile aggravio di lavoro per i Tribunali con oneri assolutamente evitabili - continua Caradonna – Si pensi, a titolo di esempio, al caso di una società con un immobile del valore di € 400.000 (valore oggi assolutamente contenuto) o con solo un mutuo di € 600.000. La riforma della crisi di impresa, che dovrebbe a breve entrare in vigore, non affronta questo problema e, in ogni caso, è oggetto essa stessa ancora di analisi e riflessioni. La modifica dei parametri potrebbe avere un percorso legislativo molto rapido e potrebbe aiutare notevolmente la gestione di queste situazioni. Dall'indagine si è visto che, anche solo aumentando i parametri, ad esempio, a € 300.000,00 per i ricavi, € 500.000,00 per l'attività ed € 900.000 per l'indebitamento (che nel 2020 probabilmente ha avuto in molti casi una crescita esponenziale) si potrebbe avere una riduzione sensibile delle imprese fallibili (oltre il 35%). Sarebbe un segno di semplificazione che, senza dubbio, gioverebbe all'efficienza del sistema – conclude Marcella Caradonna, Presidente dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano – tenendo anche conto dell'attuale possibilità, ove necessario, di ricorrere al concordato minore o alle procedure per il sovraindebitamento”.